Furono Kevin Systrom e Mike Krieger a chiamare la piattaforma: Instagram; anziché Burbn.
Il nome è una crasi tra Instant Camera e Telegram, ovvero una posta per immagini, che stava ad indicare non solo un luogo ma un vero e proprio modo di raccontare se stessi attraverso scatti istantanei, un po' come accadeva una volta grazie alle polaroid.
Come ogni piattaforma, col tempo anche Instagram ha subito una naturale evoluzione e quello che doveva essere un album di immagini (feed) che riportava in real time la nostra quotidianità si è tramutato in una corsa alla perfezione. I feed sono diventati sempre più curati, le foto post prodotte e ciò che una volta era basato sull’estemporaneità, ha perso in naturalezza. Ci si racconta ancora attraverso le immagini, ma non più in real time.
Cosa è accaduto con l’introduzione delle stories?
La future ha riportato gli utenti a mostrare ciò che accadeva nel preciso istante in cui stava avvenendo, facendo riacquistare agli account quella naturalezza che era venuta a mancare nel tempo.
Perché hanno preso così piede e siamo così attratti dalle Stories altrui?
Il termine “Storia” etimologicamente significa “Riconoscere”. Riconosciamo gli altri attraverso le loro storie e mostriamo noi stessi attraverso le nostre. In altre parole, guardiamo le stories altrui per riconoscerci e pubblichiamo le nostre per farci riconoscere.
Sono un dialogo veloce e costante con altre persone; ci proiettano nella vita e nei pensieri di qualcun’altro, senza quelle sovrastrutture che ritroviamo nelle immagini post prodotte dei feeds.
Ci siamo sentiti tutti fuoriluogo, inadatti o poco competenti di fronte ad un obiettivo puntato addosso, ma riprendendo le parole di Angela Lagreca: “La narrazione è da sempre usata dall’essere umano. È uno strumento importante di interpretazione della realtà per interagire con il mondo sociale nel quale viviamo. È dunque un modo per comprendere quanto ci circonda e per trasmetterlo agli altri.”
Ascoltare storie e narrarle a nostra volta è insito nella nostra natura. Ci consente di esplorare e comprendere esperienze individuali e collettive. Raccontarci attraverso delle stories è più naturale di ciò che si pensa, farlo senza troppe sovrastrutture e senza la costante ricerca di perfezione, il più delle volte, le rende ancora più attraenti.
La narrazione è terapeutica, aiuta lo sviluppo cognitivo, affettivo, etico e valoriale.
Eppure ancora oggi, alcune modalità di espressione vengono demonizzate e/o derise. Dovremmo imparare ad accogliere e avvalorare i nuovi stili narrativi, e prendere per mano i cambiamenti, percependoli non come minacce, bensì come passi essenziali per una evoluzione.
Le stories, cosiccome le igtv, le dirette, i reels, e tutte le nuove futures di qualsiasi piattaforma social, sono nuovi stili narrativi che entrano ogni giorno a far parte della nostra realtà; sta a noi decidere se farne buon uso o se voltarci, protestare e camminare erroneamente contro una Comunicazione che evolve.