La differenziazione tra rosa e celeste, uno considerato il colore più amato dal sesso femminile e l’altro da quello maschile, è l’esempio di quanto i cambiamenti sociali, possono cambiare la nostra percezione.
Per comprendere ciò che intendo, dobbiamo fare insieme un passo indietro, fino al 1918, quando la rivista francese Earnshaw’s Infants’ Department, descrisse il rosa come colore per i bambini, poiché derivante dal rosso, ritenuto un colore forte e deciso, legato al sangue versato nelle battaglie, e il blu per le bambine, tenue, puro e delicato, perché accomunato al colore del velo della Madonna.
E nel 1928 persino il Times confermò questa tendenza, basandosi sulle collezioni dei maggiori produttori di abbigliamento degli Stati Uniti.
Intorno agli anni ’40 le tendenze iniziarono a cambiare, associando i colori scuri e decisi al mondo degli affari, ad appannaggio per lo più degli uomini e quelli più tenui, chiari, morbidi e delicati, alla sfera femminile. La comunicazione e il marketing dei grandi brand iniziarono perciò a seguire questa tendenza. Un esempio è la Barbie e gli accessori che la accompagnavano, introdotta sul mercato proprio in quegli anni.