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GROWTH
HACKING:
È UNA
QUESTIONE
DI MENTALITÀ

Growth Hacking: è una questione di mentalità

Negli ultimi anni è fortemente aumentato l’interesse nei confronti del Growth Hacking, soprattutto grazie ai risultati che molte startup e nuovi business, stanno ottenendo attraverso questo approccio.

Però prima di comprendere strategie e strumenti per poterlo applicare, è essenziale capire che si tratta innanzitutto un mindset, una mentalità, un approccio che tende a perseguire gli obiettivi e risolvere qualsiasi problematica, pensando fuori dagli schemi.

Compreso questo, sarà sicuramente più facile metterlo in pratica.

Il growth hacker Raffaello Gaito, in uno dei suoi libri racconta la storia di Takeru Kobayashi, che nel 2001 vinse la Nathan's Hot Dog Eating Contest, una delle competizioni più note ai “mangiatori di hot dog”, raddoppiando il record precedente.

La domanda che si pone Gaito, è come con le stesse condizioni di tutti gli altri concorrenti, un giovane che non aveva mai partecipato prima a questa competizione, era riuscito a portare il record mondiale da 25 a 50 hot dog, mangiati in 12 minuti.

Kobayashi adottò un mindset differente, cambiando approccio e modalità rispetto agli altri concorrenti e utilizzando uno schema semplice e ripetibile. Divise i wurstel dal pane, iniziò a mangiare i wurstel e si servi di un extra concesso nella gara, l’acqua. Bagnò il pane, rendendolo una poltiglia semplice da deglutire e riuscì così a mangiare una media di 4 hot dog al minuto, entrando nel guinness dei primati.

Come mai questa storia può essere ricollegata al Growth Hacking?


Di fronte a qualsiasi obiettivo, possiamo decidere di seguire l’iter più logico che spesso è quello già proposto da altri prima di noi o aggirare il problema con le risorse, anche se minime, che abbiamo a disposizione, e raggiungere così ciò che ci siamo prefissati nel minor tempo possibile, solo avendo cambiato approccio, mentalità.

Il Growth Hacking non è un semplice un elenco di regole e modelli standardizzati per far crescere il proprio business.

In primis perché ogni impresa è differente dalle altre; ha esigenze, obiettivi e risorse differenti. Inoltre esistono troppe variabili ambientali che rendono differenti i contesti in cui si opera. Ogni azienda deve valutare il proprio growth hack, il proprio approccio, il proprio modello vincente.

Secondo poi, il growth hacking basa le proprie strategie e le azioni da compiere sui dati, ed ogni test che viene effettuato porta a risultati differenti, a seconda dei business. Per cui per ottenere il proprio modello, è necessario valutare i propri risultati e non quelli di altri progetti.


Growth, significa crescita.

Hacking, è un termine che utilizzato nel settore della sicurezza informatica ma che si riferisce anche alla metodologia con cui si approcciano gli hacker ad un problema, per ricercarne la soluzione. Una modalità fuori dagli schemi, per giungere attraverso l’analisi dei dati e dei risultati, all'obiettivo.

In altre parole, potremmo dire di fare growth hacking solo quando saremo in grado di adottare un approccio nuovo, concentrandoci sulla crescita (growth), tenendo conto dei dati e ragionando fuori dagli schemi (hacking).